Recentemente si è discusso ampiamente se l’allenamento fino a cedimento concentrico sia più efficace di uno senza in termini di ipertrofia muscolare. I risultati hanno evidenziato che entrambe le strategie di allenamento potrebbero offrire uno stimolo simile per indurre la crescita muscolare. Seguendo il ragionamento secondo cui l’ipertrofia muscolare si riflette nella differenza tra sintesi e degradazione proteica, e considerando che l’allenamento fino a cedimento può potenzialmente risultare in un ambiente anabolico e catabolico più elevato rispetto all’allenamento senza cedimento, è plausibile l’idea di trovare un equilibrio tra le due strategie di allenamento per promuovere l’ipertrofia. Nello studio di Pedrosa et al. (Muscles Ligaments Tendons J. 2024; 14 (1): 203-218. DOI: 10.32098/mltj.01.2024.18), gli autori hanno confrontato il numero di ripetizioni, il tonnellaggio, il tempo sotto tensione (TUT), il tasso di sforzo percepito (RPE) e il gonfiore muscolare confrontando due protocolli di allenamento: nel primo tutte le serie erano eseguite fino a cedimento (TFAS), mentre nel secondo era portata ad esaurimento solo la serie finale (TFLS). Sono stati selezionati quattordici soggetti allenati (12 uomini e due donne) con un range di età compreso tra 18 e 30 anni (media ± DS: età=21,5±2,7 anni; massa corporea=79,9±9,4 kg; altezza=1,79±0,08 m; percentuale di grasso corporeo =13,14 ± 4,08; esperienze di allenamento superiore ai 6 mesi, 30,4±27,1 mesi). L’esercizio utilizzato durante i protocolli è stato il barbell preacher curl. I partecipanti hanno svolto due condizioni: allenamento portando ogni serie a cedimento (TFAS, training to failure in all sets) e portando a cedimento solo l’ultima serie (TFLS, training to failure only at the last set), con un disegno incrociato. Nelle prime due sessioni sperimentali i soggetti hanno familiarizzato con l’esercizio e valuatato il massimale (1RM). Nella terza, che ha avuto luogo 48-72 ore dopo la seconda, i soggetti si sono allenati portando ad esaurimento tutte le serie (TFAS, training to failure in all sets). Le ripetizioni sono state eseguite con un tempo controllato di 2 s sia per l’azione concentrica che per quella eccentrica, guidati da un metronomo con l’ampiezza di movimento (0°-130° di flessione del gomito) controllata da uno dei valutatori. È stato avviato un cronometro quando ciascun partecipante ha iniziato a sollevare il peso e si è fermato nel momento in cui era arrivato ad esaurimento. Dopo ogni serie, i partecipanti hanno indicato il loro RPE selezionando un numero su una scala da 0 a 10. Il numero di ripetizioni, il TUT (tempo sotto tensione) e RPE sono stati registrati per ciascuna serie e sono stati utilizzati per l’analisi statistica. Nella quarta sessione sperimentale (dopo 72-96 h), i soggetti si sono allenati eseguendo nelle prime tre serie un numero medio di ripetizioni calcolato dalle ripetizioni totali della sessione precedente, mentre la quarta serie sono arrivati a cedimento (condizione TFLS). Il TUT, RPE e il tonnellaggio sono stati registrati in entrambe le condizioni nelle serie e utilizzati per ulteriori confronti. Prima e dopo i protocolli TFAS e TFLS, immagini dell’area della sezione trasversale (CSA) del bicipite brachiale destro sono state ottenute tramite ultrasuoni al 50% della lunghezza dell’omero (dall’acromion all’epicondilo laterale) per l’analisi e il confronto del gonfiore muscolare. I risultati hanno evidenziato che il protocollo TFAS aveva un RPE più elevato nelle serie (TFLS = 32 ± 4; TFAL = 37 ± 4) e un TUT totale maggiore rispetto al TFLS (TFLS = 168 ± 44 s; TFAL = 178 ± 41 s). TFLS ha ottenuto più ripetizioni (TFLS = 38,93 ± 6,51; TFAL = 37,36 ± 5,24) e carico di volume (TFLS = 918,55 ± 235,38 kg; TFAL = 888,77 ± 241,46 kg). Entrambi i protocolli hanno mostrato un rigonfiamento muscolare simile (TFLS = 23,90 ± 5,27 cm2; TFAL = 20,73 ± 10,71 m2). Concludendo, il protocollo TFLS ha consentito più ripetizioni con RPE inferiore, senza alcuna differenza nel gonfiore. Quindi, Invece di implementare l’allenamento fino a cedimento in ogni serie, si potrebbe pensare di incorporarlo selettivamente nell’ultima serie di un esercizio. Secondo questo nuovo studio (e ricerche precedenti sull’argomento), questo approccio ha il potenziale di ridurre lo sforzo percepito e il rischio di infortuni senza sacrificare uno stimolo di allenamento efficace (purché le serie siano ancora sufficientemente impegnative, 1-2 ripetizioni in riserva).