Ossidazione Dei Grassi E Allenamento Simultaneo

Ossidazione

Ossidazione Dei Grassi E Allenamento Simultaneo

Negli ultimi anni c’è stato un crescente interesse per il metabolismo dei grassi, sia nel campo delle scienze sportive che in quello medico. Nelle gare di lunga distanza, un maggiore utilizzo dei grassi come fonte principale di energia può aiutare gli atleti a risparmiare le scarse riserve di glicogeno per situazioni in cui uno sforzo ad alta intensità potrebbe essere richiesto nel proseguo della gara. In campo medico, la compromissione dell’ossidazione dei grassi è stata associata allo sviluppo dell’obesità e del diabete di tipo 2, e quella del loro massimo tasso di ossidazione (MFO maximal fat oxidation) è stata associata allo sviluppo della sindrome metabolica. La FO è regolata attraverso diverse fasi. Inizia con la lipolisi del tessuto adiposo, seguita dal trasporto degli acidi grassi liberi al muscolo e attraverso la membrana cellulare, e termina attraverso il processo della beta-ossidazione portato avanti dagli enzimi che regolano il ciclo di Krebs e la catena di trasporto degli elettroni. Tradizionalmente, per migliorare la FO, viene utilizzato un allenamento continuo ad intensità moderata (MICT). Tuttavia, si è dimostrato che anche un allenamento ad intervalli ad alta intensità (HIIT) o ad intervalli di sprint (SIT), possono essere efficaci quanto il MICT in quasi la metà del tempo. Il meccanismo attraverso il quale il SIT migliora la FO si basa sull’attivazione delle vie di segnalazione della biogenesi mitocondriale. Il metabolismo glicolitico richiesto durante le prove ad alta intensità comporta l’accumulo di radicali liberi, ioni e metaboliti (ad esempio lattato, creatina, AMP, H+), con conseguente fosforilazione della protein chinasi attivata da AMP (AMPK) e, quindi, l’espressione del coattivatore-1 del recettore attivato dal proliferatore del perossisoma (PGC-1 alfa), il principale cofattore trascrizionale che media la biogenesi mitocondriale. Da notare che sembra che l’attivazione dell’AMPK sia legata anche allo schema on-off caratteristico dell’allenamento ad intervalli. Anche se in misura minore, è stato dimostrato che l’allenamento contro resistenza (RT) può avere un impatto sulla FO attraverso la fosforilazione dell’AMPK. Come avviene durante un allenamento di endurance (ET), l’AMPK viene attivato attraverso marcatori che segnalano un bassa energia cellulare e, quindi, il carico e il volume possono modulare le vie di segnalazione delle biogenesi mitocondriale. Pertanto, sembra che per stimolare la biogenesi mitocondriale, il RT dovrebbe essere focalizzato sull’induzione di un elevato stress metabolico. Quest’ultimo potrebbe essere indotto anche combinando un allenamento ET e RT all’interno dello stesso programma di allenamento (cioè, un allenamento simultaneo o concurrent training, CT). È stato postulato che la sequenza degli esercizi in questa modalità di allenamento può essere considerato come uno dei potenziali fattori che mediano la biogenesi mitocondriale. Nello studio di Ruiz-Alias et al. (Sport Sci Health, 2024. DOI: 10.1007/s11332-024-01222-8), gli autori hanno valutato l’effetto dell’ordine delle due modalità durante un CT sul massimo tasso di ossidazione lipidica in giovani adulti allenati a livello amatoriale. Sono stati selezionati quattordici soggetti, che, dopo aver determinato il loro livello di forma fisica iniziale, sono stati assegnati a due gruppi, che differivano solo nella sequenza degli esercizi: ET + RT (n = 7, 3 maschi e 4 femmine) o RT + ET (n = 7, 5 maschi e 2 femmine). Entrambi i gruppi hanno completato un programma CT di otto settimane composto da tre sessioni a settimana da 60 a 90 minuti, che prevedeva un allenamento SIT di corsa per la parte endurance e gli esercizi di back squat e bench press per quella contro resistenza. Il programma di allenamento progrediva ogni due settimane in volume e carico, aumentando il numero di prove nel SIT (cioè, da 4 a 6 prove, 30 s all out con 4 min di recupero paasivo tra le prove) e quello delle serie e il carico utilizzato nel RT (cioè, da 4-5×60% 1RM, RIR 5-6, a 6×80% 1RM, RIR 1-2, nelle ultime due settimane; i recuperi tra le serie erano sempre di 2 min). Poiché si voleva rendere efficienti in termini di tempo le due sessioni, sono stati stabiliti solo 15 min di recupero tra le modalità. Per ridurre al minimo il potenziale effetto della fatica sull’esercizio successivo da eseguire, il gruppo ET+RT ha condotto l’esercizio di bench press dopo la corsa, mentre il gruppo RT+ET ha iniziato con il back squat. Utilizzando un test da sforzo incrementale, condotto su un tapis roulant, sono stati misurati il MFO e il VO2max nella stessa sessione, in base all’esperienza e al livello dei soggetti. Da una velocità iniziale di 5 km/h, la velocità è stata aumentata di 1 km/h ogni 3 min fino a quando il tasso di scambio respiratorio ha raggiunto il valore di 1,0. Successivamente, la velocità è rimasta costante e l’inclinazione è stata aumentata del 2% ogni minuto fino all’esaurimento volontario. Sono stati utilizzati, per determinare il FO (gr/min) attraverso l’equazione di Frayn, presupponendo che il tasso di escrezione urinaria di azoto (n) fosse trascurabile, i valori medi del consumo di ossigeno (O2; L/min) e della produzione di anidride carbonica (CO2; L/min) per gli ultimi 60 s in ogni fase dei 3 min (equazione di Frayn: FO=1.67*O2 – 1.67*CO2 – 1.92*n). Per ciascun soggetto, i valori calcolati per FO sono stati rappresentati graficamente in funzione dell’intensità dell’esercizio (%VO2max) ed è stata costruita una curva polinomiale di secondo grado con un’intersezione in (0,0) per determinare il MFO (g/min) e l’intensità che ha portato al MFO (Fatmax) (%VO2max). I risultati hanno evidenziato che entrambi i gruppi hanno migliorato l’MFO in misura simile (ET+RT: 0,11 [-0,02 a 0,25] g/min; RT+ET: 0,07 [-0,01 a 0,16] g/min). I risultati hanno rivelato che il programma CT ha migliorato la MFO in entrambi i gruppi di allenamento in modo simile e quindi non sono state osservate interferenze per quanto riguarda la sequenza degli esercizi sul miglioramento della capacità ossidativa muscolare. In conclusione, un programma CT di otto settimane ha migliorato la capacità ossidativa muscolare di giovani adulti allenati a livello amatoriale, indipendentemente dalla sequenza degli esercizi.