La longevità sta aumentando in tutto il mondo come risultato dei miglioramenti nell’assistenza sanitaria e negli standard di vita. L’invecchiamento provoca un declino delle capacità mentali e fisiche.
Una graduale perdita nelle attività fisiche è una caratteristica dell’invecchiamento.
La sarcopenia è uno degli effetti più devastanti dell’invecchiamento, con conseguente perdita di massa muscolare, forza e funzionalità. Sebbene l’invecchiamento non sia una malattia, può essere associato a disabilità e multimorbilità.
Una forza muscolare adeguata, un’andatura efficiente e un buon equilibrio, che diminuiscono con l’età, sono fattori cruciali per l’indipendenza e il benessere.
Sebbene la deambulazione, la forza muscolare ed l’equilibrio diminuiscano con l’età, quali di questi parametri si deteriorano più rapidamente e a quale velocità?
Le risposte a queste domande possono aiutare a progettare interventi mirati che rallentino più efficacemente questi declini, offrendo programmi di mantenimento e allenamento. Nonostante studi precedenti abbiano indagato molteplici fattori correlati all’età riguardanti la camminata, l’equilibrio e la forza, non è stata discussa una gerarchia per questi parametri e non è stato confrontato il tasso di declino negli anziani sani.
Nello studio di Rezaei et al. (PLoS One. 2024 Oct 23;19(10): e0310764. doi: 10.1371/journal.pone.0310764), gi autori hanno valutato come l’invecchiamento possa influire su andatura, equilibrio e forza in una coorte di adulti sani e indipendenti e confrontato i tassi di declino correlati all’età associati a questi parametri. Inoltre, hanno considerato eventuali relazioni tra questi tre parametri, esplorato potenziali differenze tra donne e uomini e stabilito una potenziale gerarchia tra le misure studiate.
Sono stati reclutati quaranta soggetti sani di età superiore ai 50 anni (media età al di sotto dei 65 anni, 56±4; al di sopra 74±5). Sono state misurate la forza del lato dominante dell’estremità superiore (la presa, con il soggetto seduto in posizione eretta su una sedia con schienale rigido, con il gomito flesso a 90°, il polso in posizione neutra e i piedi appoggiati sul pavimento) e la forza dell’estremità inferiore (estensione del ginocchio, con il soggetto posizionato con l’anca e il ginocchio flessi a 90°, è stato chiesto di estendere il ginocchio il più rapidamente possibile).
L’equilibrio statico è stato valutato su di una pedana di forza in diverse situazioni, ciascuna per 30 sec: appoggio bipodalico con occhi aperti e con occhi chiusi, appoggio monopodalico sull’arto dominante e non dominante con occhi aperti. Per tutti i test di equilibrio è stato chiesto di guardare dritto davanti a sé con le braccia sui fianchi.
Per la valutazione della camminata (deambulazione), ai soggetti è stato chiesto di camminare avanti e indietro su di una passerella di otto metri ad una velocità preferita e autoregolata. I parametri della camminata (velocità, cadenza, lunghezza della falcata e del passo) sono stati calcolati tramite un sistema di motion capture.
Inoltre, è stato calcolato il cosiddetto margine di stabilità dinamica (DSM, dynamic stability margin), come DSM=xCOM-BoS, dove xCOM è definito come il centro di massa estrapolato (per calcolare il xCoM, è stato necessario stimare sia la posizione che la velocità del centro di massa dell’intero corpo) e BoS come la base di appoggio (la stabilità durante la camminata è mantenuta attraverso il controllo della posizione e della velocità del centro di massa in relazione alla base di appoggio. Il margine di stabilità dinamica, o l’interazione del centro di massa estrapolato con il confine più vicino della BoS, può rivelare possibili errori di controllo durante la camminata).
I risultati dello studio hanno indicato che i parametri sulla camminata non erano significativamente influenzati dall’età (p≥0,12), mentre la forza di estensione del ginocchio e quella della presa, insieme a diversi parametri legati all’equilibrio, hanno mostrato un calo significativo con l’età.
Tutti i soggetti erano in grado di mantenere il loro equilibrio bipodalico, ma il movimento del centro di pressione è aumentato significativamente con l’età (p≤0,028).
Sono stati calcolati i punteggi Z per la forza della presa, la forza di estensione del ginocchio, la quantità di movimento del centro di pressione durante la stazione eretta bipede con e senza occhi chiusi e la durata dell’equilibrio monopodalica su entrambe gli arti.
La durata dell’equilibrio monopodalica ha mostrato il cambiamento più significativo per decennio (non dominante: -0,62 deviazioni standard; dominante: -0,53 deviazioni standard) seguita dalla quantità di movimento del centro di pressione durante la stazione eretta bipede (occhi aperti: 0,41 deviazioni standard; occhi chiusi: 0,39 deviazioni standard).
Le misure di forza hanno mostrato la quantità di cambiamento più bassa per decennio (forza di presa dominante: -0,34 deviazioni standard; forza del ginocchio dominante: -0,26 deviazioni standard).
Le differenze di genere sono state osservate esclusivamente nei parametri di forza, senza alcun impatto discernibile sul calo dei parametri dell’equilibrio.
Concludendo, questo studio sottolinea l’importanza del test di equilibrio monopodalico nel monitoraggio di soggetti anziani, indipendentemente dal sesso. La durata per cui un individuo, maschio o femmina, riesce a mantenere l’equilibrio monopodalico emerge come il determinante più affidabile dell’invecchiamento, superando la forza, la camminata e altri parametri legati all’equilibrio.
Questa scoperta risulta essere significativa perché questa misurazione non richiede competenze specialistiche, strumenti avanzati o tecniche di misurazione e interpretazione. Può essere eseguita facilmente, anche dagli individui stessi.