Progressione Del Volume Di Allenamento Nella Corsa Di Resistenza

Progressione Del Volume Di Allenamento Nella Corsa Di Resistenza

Le corse su strada sono tra gli sport con la più grande partecipazione di massa. La loro popolarità è attribuita alla varietà di ambienti, terreni, clima e alla diversità delle fasce d’età coinvolte. Inoltre, offrono opportunità per gare su varie distanze, che si rivolgono ad atleti di diverso livello, da amatoriali a professionisti.

Gli atleti amatoriali hanno in genere tra i due e i dieci anni di esperienza nello sport, si allenano da due a sei volte alla settimana, corrono a un’intensità corrispondente ad un tempo di 4-7 min/km e/o coprono una distanza settimanale di 10-65 chilometri.

Diversi indicatori legati all’allenamento sono necessari per ottenere buone prestazioni nelle gare. Questi includono la capacità di mantenere una velocità durante una gara e di raggiungere tempi competitivi in ​​eventi di media e lunga distanza.

Queste capacità sono influenzate da fattori fisiologici, antropometrici, neuromuscolari e psicologici.

I migliori predittori di buone prestazioni nelle gare, indipendentemente dal livello competitivo dell’atleta, includono tradizionalmente il VO2max, la soglia anaerobica e l’economia di corsa.

Inoltre, variabili correlate alle strategie di allenamento, come volume, intensità, frequenza e recupero, svolgono un ruolo significativo. Pertanto, l‘intensità e il volume di allenamento settimanale, correlate alla programmazione e alla periodizzazione dell’allenamento, sono importanti variabili da monitorare, poiché sono associati allo sviluppo delle prestazioni, in particolare in termini di consumo massimo di ossigeno e prestazioni nelle prove a tempo.

Tuttavia, nella pratica, sembra esserci una certa negligenza nel loro controllo e regolazione in base all’obiettivo e alla fase della periodizzazione dell’atleta, comportando un potenziale aumento del sovraccarico non funzionale (affaticamento associato ad un calo delle prestazioni o a un infortunio).

Una mancanza di regolazione adeguata può anche compromettere le prestazioni. Inoltre, il volume di allenamento è un ottimo predittore delle prestazioni di resistenza. Esistono poche prove sperimentali che dimostrino l’esistenza di un volume minimo di allenamento aerobico in grado di generare adattamenti positivi in ​​termini di VO2max e miglioramento dei tempi.

Pertanto, non esiste un consenso sul volume di allenamento ideale per iniziare un programma di corsa, e tanto meno sugli incrementi necessari durante un programma di allenamento aerobico per ottimizzare i due parametri descritti precedentemente.

Nello studio di Barbosa et al. (J Hum Sport Exerc. 2024; 19(4), 1139-1150. doi: 10.55860/90apnb26), gli autori hanno svolto una revisione sistematica per esaminare la distribuzione del volume di allenamento settimanale durante la fase preparatoria in corridori amatoriali e analizzare l’effetto sul consumo massimo di ossigeno e sulle prestazioni nelle prove a tempo.

Sono stati inclusi sette studi. I partecipanti sono stati classificati in base al loro profilo di corsa come di media o lunga distanza. I volumi all’interno delle fasi di preparazione sono stati classificati in base a diverse distribuzioni dell’intensità di allenamento (TID, training-intensity distribution), con l’obiettivo di migliorare il VO2max e le prove a tempo. La TID nei programmi di allenamento di endurance è determinata dalla percentuale di tempo trascorso a svolgere allenamenti a bassa (zona 1), moderata (zona 2) e alta (zona 3) intensità.

Più specificatamente, la zona 1 è definita come un allenamento leggero (concentrazione di lattato nel sangue <2 mmolL⁻¹; < Prima soglia del lattato, LT1; < Prima Soglia Ventilatoria, VT1), corrispondente ad una valutazione soggettiva dello sforzo percepito (RPE) da 1 a 4.

La zona 2 come un allenamento moderato e continuo (>2 mmolL⁻¹e < 4 mmolL⁻¹; > LT1 e < LT2; > VT1 e < VT2 o Punto di Compensazione Respiratoria, RCP), con un RPE tra 5 e 6.

La zona 3 è caratterizzata da alta intensità (> 4 mmolL⁻¹; > LT2; > VT2 o RCP), con un RPE > 7.

Questo modello di intensità quantifica la distribuzione utilizzando le seguenti strategie: 1) Polarizzato: applica l’80% del volume di allenamento nella Zona 1, con la maggior parte del restante 20% nella Zona 3 e un allenamento minimo nella Zona 2 (80% Zona 1 + 0-5% Zona 2 + 20% Zona 3). 2) Ondulatorio: alterna volumi con fluttuazioni moderate, con incrementi dal 10% al 30% del carico di allenamento esterno. 3) Lineare: stabilizza volume e intensità durante l’allenamento. 4) Sprint/High Intensity Interval Training (HIIT): prevede più serie di stimoli brevi (6–30 s) o lunghi (30–240 s) ad alta intensità (>80% -100% della frequenza cardiaca massima, della riserva di frequenza cardiaca, del consumo massimo di ossigeno, del consumo di ossigeno di picco e della potenza di picco) seguiti da periodi di recupero brevi o prolungati (passivi e/o attivi). Gli sprint sono in genere molto brevi (<20 s) e comportano il massimo sforzo.

Un modello a tre fasi (periodo di preparazione, periodo di competizione e periodo di transizione) è servito come schema per la prescrizione e il monitoraggio degli atleti, utilizzando indicatori fisiologici, quantificati attraverso le zone di allenamento.

Il risultato principale valutato è stato il VO2max nella preparazione specifica dei corridori amatoriali, inclusi i valori medi e le loro ampiezze di variazione (Δ) dalla fase iniziale alla fine della preparazione.

In secondo luogo, sono state analizzate le variabili di prestazione della prova a tempo su diverse distanze (da 1 a 10 km), con valori medi e deviazioni standard riportati per ciascuna strategia di allenamento (intervallo e/o continuo).

Sei studi hanno indagato l’effetto del volume di allenamento sul consumo massimo di ossigeno come risultato primario, per un totale di 120 soggetti con età media di 27,80±5,52 anni, un numero medio di 3,39±1,43 sessioni di allenamento a settimana e una media di 2,8±1,82 anni di esperienza di gara. L’indice di massa corporea (BMI) medio era di 24,5±2,45 kg/m² e il VO2max pre intervento era di 47,45±7,82 ml/kg/min. Ognuno degli studi ha utilizzato distinte metodologie di allenamento aerobico, per un totale di sei interventi: allenamento ad intervalli ad alta intensità, allenamento ondulatorio, allenamento lineare, allenamento inverso e allenamento Sprint.

Questi interventi hanno avuto una durata media di 10,00±3,57 settimane (da 6 a 16 settimane). I volumi di allenamento iniziali erano in media di 30±7,21 km/settimana, con un intervallo da 15 a 38 km/settimana, condotti con una frequenza di 3,74 ± 1,40 giorni a settimana in media. Le variazioni del volume di allenamento, calcolate come valori post meno quelli pre-intervento hanno indicato che un aumento medio del 32,11% del volume di allenamento in circa 10 settimane ha portato ad un miglioramento del VO2max del 10,44%.

Tre studi hanno indagato l’impatto del volume di allenamento sulla prestazione nelle prove a tempo come risultato secondario. Sono stati inclusi 59 partecipanti adulti (età media 33,52±3,33 anni, BMI medio 22,88 ± 0,62 kg/m²) con esperienza nelle gare di 5,12 ± 2,02 anni e tempi di prestazione di 44,22±8,43 minuti per le corse sui 10 km e di 5,17±0,24 minuti per quelle sul 1 km. Ciascuno dei tre studi ha impiegato diversi metodi di allenamento aerobico, per un totale di quattro interventi: allenamento ad intervalli ad alta intensità, sprint, allenamento polarizzato e allenamento cross-threshold. Gli interventi hanno avuto una durata media di 8 settimane (da 6 a 10 settimane). I volumi di allenamento iniziali sono stati in media di 32,54±17,50 km/settimana (da 15 a 50 km/settimana), condotti con una frequenza media di 2,8 ± 0,5 giorni a settimana.

I principali risultati di questo studio includono:  programmi di allenamento aerobico con un volume iniziale compreso tra 15 e 50 km/settimana, condotti con una frequenza di 3,7 ± 1,4 giorni/settimana per periodi di intervento della durata di 6-16 settimane, sono stati sufficienti a suscitare adattamenti positivi nel consumo massimo di ossigeno (ml/kg/min-1);  programmi di allenamento aerobico con un volume iniziale compreso tra 15 e 50 km/settimana, condotti con una frequenza di 2,8±0,5 giorni/settimana e della durata di 6-10 settimane, sono risultai efficaci nel migliorare le prestazioni nelle prove a tempo (secondi).

La revisione ha dimostrato che la regolazione del volume di allenamento, con aumenti fino al 42% durante la fase preparatoria, migliora significativamente il VO2max e le prestazioni nelle prove a tempo.

La media identificata di 32,7 km/settimana stabilisce un punto di partenza per i runner di media distanza, con incrementi potenziali fino a 38,15 km/settimana.

Gli allenatori devono considerare questi risultati, adattandoli alle esigenze e alle caratteristiche di ogni atleta, dando priorità alla salute, alla prevenzione degli infortuni e al miglioramento continuo delle prestazioni.