Un’infiammazione subclinica cronica in assenza di danno tissutale evidente o infezione è definita come infiammazione di basso grado.
Nell’attuale panorama globale caratterizzato dall’invecchiamento della popolazione, estendere la durata della vita preservando al contempo una buona salute, è fondamentale, ed è necessaria una comprensione più approfondita dei meccanismi intrinseci all’invecchiamento umano, tra cui l’infiammazione di basso grado, insieme all’identificazione di interventi sullo stile di vita volti ad attenuare questi processi.
È stato dimostrato che non solo le malattie legate all’età, ma anche l’invecchiamento di per sé si associa ad un’infiammazione di basso grado, un fenomeno definito “inflammaging”.
Rispetto all’infiammazione acuta, l’infiammazione sistemica di basso grado è caratterizzata da aumenti meno drastici, ma sostenuti, nei livelli circolanti di indicatori infiammatori, vale a dire proteine della fase acuta, citochine e chemiochine proinfiammatorie, molecole di adesione solubili e leucociti.
Molteplici studi hanno dimostrato che cambiamenti nei marcatori correlati all’infiammazione rappresentano un segno distintivo di disturbi metabolici come diabete mellito, obesità, e malattie cardiovascolari. Secondo questo quadro, i meccanismi immunitari che cercano di neutralizzare le minacce durante tutta la vita diventano dominanti con l’età avanzata, un periodo della vita che non sarebbe previsto dall’evoluzione.
I meccanismi alla base dell’infiammazione di basso grado associata all’invecchiamento rimangono poco chiari e in letteratura sono state proposte diverse cause tra cui, ma non solo, vie di segnalazione legate all’autofagia, con l’obiettivo di rimuovere detriti cellulari e molecolari, mal funzionanti, la senescenza cellulare e l’acquisizione di un fenotipo secretorio associato alla senescenza e la disbiosi intestinale correlata all’età.
È importante sottolineare che le cattive abitudini alimentari e l’inattività fisica si distinguono come i principali fattori modificabili che si ritiene esacerbano l’infiammazione di basso grado. Diverse analisi della letteratura hanno constatato gli effetti antinfiammatori complessivi dell’allenamento a lungo termine, che spesso dipendono dal tipo di esercizio, dall’intensità, dalla durata del programma e dai marcatori valutati, nei profili infiammatori basali in soggetti anziani in buona salute.
Sfortunatamente, alcune prove suggeriscono che un successivo de-allenamento a breve termine può sostanzialmente annullare questi cambiamenti nei marcatori infiammatori.
Per quanto riguarda gli esseri umani, il modello migliore per studiare l’esposizione all’esercizio fisico durante tutta la vita è quello degli atleti Master, definiti come adulti di età > 35 anni che si allenano sistematicamente e partecipano a competizioni sportive organizzate e che sono caratterizzati da modelli di attività fisica costantemente elevati durante la vita.
È stato suggerito che gli atleti Master, come modello di pratica di esercizio costante per tutta la vita (Lifelong Exercise), presentano profili infiammatori simili a quelli di giovani adulti non allenati.
Tuttavia, non è chiaro se mantenere abitudini di allenamento per tutta la vita possa contrastare completamente l’infiammazione di basso grado associata all’invecchiamento.
Nello studio di Pérez-Castillo et al. (Sports Med. 2025 Jan 10. doi: 10.1007/s40279-024-02152-8), gli autori hanno svolto una revisione sistematica con meta-analisi per confrontare i profili infiammatori basali in atleti Master, adulti di mezza età, anziani e giovani non allenati, allo scopo di valutare se l’esercizio fisico continuo può contrastare l’infiammazione di basso grado associata all’invecchiamento.
I criteri di ammissibilità per la selezione degli studi erano i seguenti: popolazione, atleti sani di mezza età e anziani di qualsiasi sesso ancora in allenamento al momento della valutazione (età media > 40 anni nei gruppi segnalati); intervento, almeno 10 anni di esperienza di allenamento strutturato auto-riportato, riportato come anni medi di allenamento, indipendentemente dalla disciplina sportiva praticata; confronto, adulti sani non allenati di età corrispondente o soggetti più giovani non allenati (> 15 anni di differenza media) di qualsiasi sesso; risultati, livelli basali circolanti di citochine proinfiammatorie o antinfiammatorie, proteine di fase acuta (ad es. IL-1β, IL-1ra, IL-4, IL-6, IL-8, IL-10, IL-15, necrosi TNF-α, interferone-γ), CRP (C-reactive protein) e recettori solubili (sTNF-R1, sTNF-R2, sIL-6R); protocollo dello studio, studi osservazionali longitudinali o trasversali o studi clinici randomizzati/non randomizzati che riportavano valori basali di marcatori infiammatori o valori ottenuti prima del placebo/intervento.
Negli studi inclusi sono stati considerati complessivamente 649 soggetti, tra cui 349 atleti Master (soggetti allenati), 204 adulti di mezza età e anziani non allenati e 96 giovani adulti non allenati.
L’età media degli atleti Master variava tra 45,5 e 74 anni, mentre negli adulti di mezza età e gli anziani tra i 45,5 e 75 anni. Al contrario, l’età media dei giovani adulti variava tra i 20 e 31,8 anni.
Per valutare lo stato infiammatorio, il marcatore infiammatorio più frequentemente riportato è stato il livello circolante della CRP (nove studi), seguito da TNF-α e IL-6.
I principali risultati della revisione sistematica e meta-analisi indicano che l’esercizio fisico per tutta la vita (definito da almeno dieci anni di allenamento strutturato), sono associati a livelli basali ridotti di CPR e livelli aumentati della IL-10 antinfiammatoria (secreta dalla maggior parte dei leucociti e responsabile della repressione dell’attivazione dei macrofagi e del successivo rilascio di citochine proinfiammatorie, come IL-6 e TNF-α), rispetto a soggetti non allenati della stessa età.
Inoltre, i risultati sulla CRP e IL-10 hanno dimostrato di essere indipendenti dall’intensità dell’esercizio, e per la CRP indipendenti anche dal tipo di esercizio.
Allo stesso modo, è stata osservata una tendenza verso una riduzione della IL-6 (tipicamente considerata una citochina proinfiammatoria), e resa statisticamente significativa quando si sono analizzati in modo secondario soggetti maschi e atleti allenati di endurance.
Nel complesso, questi risultati suggeriscono potenziali benefici dell’esercizio fisico per tutta la vita sull’infiammazione sistemica cronica associata all’invecchiamento. Tuttavia, le analisi che hanno confrontato i livelli di diverse citochine (IL-6, IL-10, TNF-α) negli atleti Master e nei giovani individui hanno indicato che gli adulti di mezza età e gli anziani allenati per tutta la vita potrebbero comunque presentare un profilo più proinfiammatorio rispetto ai soggetti giovani non allenati (eccezione delle analisi CRP, che si basavano su un numero limitato di studi).
Infine, non è stato riscontrato alcun effetto dell’esercizio per tutta la vita sui livelli di IL-8 e IL-17 e le analisi sul TNF-α hanno prodotto risultati contrastanti con prove limitate, suggerendo livelli aumentati negli atleti Master maschi rispetto ai soggetti non allenati della stessa età.
In conclusione, gli atleti master mostrano un profilo più antinfiammatorio, denotato da livelli circolanti basali ridotti di proteina C-reattiva e, potenzialmente, di IL-6, insieme ad un aumento della IL-10 rispetto ai coetanei sani non allenati. Tuttavia, l’esercizio fisico per tutta la vita potrebbe essere ancora insufficiente per contrastare completamente i cambiamenti correlati all’età nel fattore di necrosi tumorale-α, IL-6 e IL-10, come mostrato nei confronti con giovani adulti non allenati.