Una metanalisi di studi precedenti ora pubblicata su JAMA ha concluso che la supplementazione di acido folico non è efficace nel diminuire il rischio di patologie coronariche e di infarto in persone già affette da patologie vascolari. La malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte nel mondo: si stima che il 30,9 per cento dei decessi siano riconducibile a questa classe di malattie. Studi epidemiologici precedenti avevano suggerito che l’integrazione della dieta con folato potesse essere collegata a un minore rischio di malattie cardiovascolari. Inoltre, trial controllati hanno documentato che l’integrazione della dieta con acido folico riduce i livelli ematici di omocisteina, sostanza associata a un incremento dello stesso rischio. Tuttavia, molti di questi studi hanno una base statistica troppo limitata che porta a conclusioni non sufficientemente corroborate sperimentalmente, secondo quanto affermano Lydia Bazzano, della Tulane University School of Public Health and Tropical Medicine a New Orleans e colleghi. Nel loro studio i ricercatori hanno preso in considerazione 12 trial controllati e randomizzati (per un totale di 16.958 partecipanti) che avevano per oggetto la supplementazione con acido folico confrontata con l’assunzione di un placebo e con la dieta consueta dei volontari, per una durata minima di 6 mesi. Dai dati raccolti nella metanalisi, le percentuali di incidenza delle patologie rispetto a quelle del gruppo di controllo sono risultate le seguenti: 18,3 per cento contro 19,2 per cento per le patologie cardiovascolari; 11,4 per cento contro 10,6 per cento per le patologie coronariche; 4,7 per cento contro 5,8 per cento per l’infarto. “I nostri risultati – concludono gli autori – suggeriscono che la supplementazione con acido folico è inefficace nella prevenzione secondaria delle patologie cardiovascolari. Per ciò è importante concentrarsi sulle strategie di comprovato beneficio, come smettere di fumare, ridurre l’introito di lipidi, mantenere un peso corporeo corretto e svolgere una moderata attività fisica” Le Scienze 2006.