Nel bodybuilding agonistico, gli atleti vengono giudicati in base al livello di ipertrofia dei muscoli, al condizionamento (bassa percentuale del grasso corporeo) e alla simmetria (proporzioni muscolari e scheletriche). Per ottenere il fisico desiderato, i bodybuilders utilizzano regimi dietetici e di allenamento rigorosi, soprattutto nei mesi precedenti la competizione. In particolare, nella settimana prima della competizione, i bodybuilders impiegano anche strategie di tapering per “mettere a punto il corpo” nel tentativo di massimizzare l’estetica del giorno della gara. Conosciute come “picco” o “settimana di picco” (Peak Week), queste strategie implicano la manipolazione di macronutrienti, elettroliti, acqua e metodiche di allenamento. Gli obiettivi principali del “peaking” sono: aumentare la “pienezza muscolare”, massimizzando il contenuto di glicogeno muscolare per ottenere un aspetto “secco” o “duro”, e nello stesso tempo riducendo al minimo l’acqua corporea sottocutanea (extracellulare). Uno studio osservazionale ha raccolto informazioni sulle strategie nutrizionali nella settimana prima e nel giorno della competizione tra 81 bodybuilders non dopati (maschi = 59, femmine = 22) tramite un questionario formato da 34 domande; il sondaggio ha elencato le strategie di peaking comunemente utilizzate. La stragrande maggioranza dei partecipanti (93,8%) ha riferito di aver impiegato una particolare strategia la settimana prima della competizione, e quella più comunemente segnalata risulta essere la manipolazione di carboidrati (CHO), acqua e/o sodio. L’obiettivo principale dichiarato della manipolazione dei CHO è massimizzare le concentrazioni di glicogeno muscolare utilizzando principi simili al classico carico dei CHO. Inoltre, i concorrenti hanno modificato l’assunzione di acqua e/o sodio nel tentativo di indurre un effetto diuretico/poliuria per eliminare l’acqua superflua (Chappell et al., 2018). La strategia, generalmente adottata durante la settimana precedente la gara, prevede di limitare sostanzialmente l’assunzione di carboidrati per diversi giorni (spesso indicata come fase di esaurimento) seguita da un breve periodo di consumo elevato di carboidrati, con l’obiettivo di ottenere una supercompensazione dei livelli di glicogeno muscolare quando i carboidrati sono “ricaricati”. Questa strategia ha come obiettivo l’incremento della concentrazione di glicogeno muscolare al di sopra dei valori medi a riposo, e poiché ogni grammo di glicogeno viene immagazzinato nel muscolo umano con in media 3 g di acqua (2,7-4 g di acqua legano ogni 1 g di glicogeno) (Fernández-Elías et al., 2015), aumentare le dimensione muscolari trasferendo l’acqua sottocutanea all’interno del muscolo. In uno studio dove si voleva verificare se la spettroscopia di impedenza bioelettrica (BIS), che consente una valutazione separata dell’acqua extracellulare e intracellulare (ECW e ICW, rispettivamente) nell’intero corpo e in ciascun segmento corporeo, aveva una sensibilità sufficiente per rilevare i cambiamenti nel contenuto idrico corporeo e per determinare la distribuzione segmentale dell’acqua dopo il carico di carboidrati, otto soggetti hanno consumato una dieta ricca di carboidrati contenente 12 g di carboidrati*kg di massa corporea-1·giorno-1 per 72 ore dopo aver eseguito un protocollo di allenamento su cicloergometro, studiato per ottenere una marcata deplezione del glicogeno muscolare (60 min di pedalata continua al 70% VO2max, 5×1 min di pedalata intermittente al 100% VO2max con 4 min di recupero tra le prove e pedalata continua al 100% VO2max fino ad esaurimento). L’assunzione di acqua era consentita ad libitum. La concentrazione di glicogeno muscolare (da 72,7±10,0 a 169,4±55,9 mmol kg-1 di peso umido) e la quantità di acqua corporea totale (TBW, Total Body Water) (da 39,3±3,2 a 40,2±3,0 kg) sono aumentati significativamente 72 h dopo l’esercizio rispetto al basale. La BIS dell’intero corpo ha mostrato aumenti significativi nella ICW, ma non nella ECW. La BIS segmentale ha mostrato aumenti significativi della ICW negli arti inferiori, ma non nelle braccia o nel tronco (Shiose et al., 2016).
L’assunzione di carboidrati durante la fase di deplezione è variabile, tra 0 e 100 g al giorno. Al contrario, la loro assunzione durante il carico risulta essere superiore ai 2500 g o 833 g al giorno (11,1 g/kg di peso corporeo in un bodybuilder di 75 kg). La quantità di acqua consumata durante questa fase variava da 4 a 12 L al giorno (da 53 a 160 ml/kg di peso corporeo in un bodybuilder di 75 kg). Da 10 a 24 ore prima della competizione, i concorrenti hanno riferito di aver impiegato strategie di restrizione nell’assunzione dell’acqua e limitato (o eliminato) il consumo di sodio. Allo scopo di verificare se queste manipolazione nutrizionali possano effettivamente portare un giovamento, nello studio di Guerra et al. (2008) gli autori hanno eseguito un’analisi sullo stato d’idratazione in bodybuilder durante una competizione di livello nazionale (Campionato Italiano Natural AINNB). L’obiettivo era di analizzare lo stato d’idratazione e la distribuzione dell’acqua corporea (Acqua Corporea Totale, Acqua Intracellulare ed Acqua Extracellulare, TBW, IBW e EBW rispettivamente). Sono stati analizzati trentadue soggetti, di cui sedici finalisti e sedici non finalisti.