Il peso corporeo e la regolazione del grasso corporeo sono influenzati sia dal bilancio energetico che dal bilancio dei macronutrienti. Il bilancio energetico è l’equilibrio tra l’apporto energetico e il dispendio energetico, mentre quello dei macronutrienti è l’equilibrio tra l’assunzione di macronutrienti e la successiva loro ossidazione. L’attuale epidemia di obesità è il risultato di uno disparità in questo equilibrio. L’obesità è un problema sanitario importante e in crescita, il cui trattamento comporta cambiamenti nella dieta. In questo contesto, è necessario studiare il ruolo dei macronutrienti nella perdita di peso per capire quali strategie possono essere applicate con questa finalità. I grassi alimentari sono implicati nello sviluppo di diverse malattie metaboliche, tra cui obesità, diabete e malattie cardiovascolari. Il consumo eccessivo di alimenti ad alto contenuto energetico, che è tipicamente associato ad un elevato contenuto di grassi, è uno dei principali fattori che contribuiscono al bilancio energetico positivo. Negli ultimi anni, la ricerca ha suggerito che la composizione degli acidi grassi di una dieta può agire in modo diverso sull’utilizzo e sull’immagazzinamento di energia, influenzando sia l’aumento che la perdita di peso. I primi studi sugli animali e sull’uomo hanno costantemente rivelato una maggiore ossidazione degli acidi grassi insaturi rispetto a quelli saturi, contribuendo probabilmente alle raccomandazioni incentrate sull’aumento del consumo dei primi e sulla limitazione dell’assunzione dei secondi. Esistono anche differenze tra i tassi di ossidazione dei grassi tra i vari acidi grassi insaturi. I primi studi sull’uomo che hanno utilizzato tecniche di etichettatura isotopica indicano differenze nell’ossidazione tra grassi mono e poli insaturi. La termogenesi indotta dalla dieta (DIT) è un altro importante fattore nella regolazione del bilancio energetico e, analogamente all’ossidazione dei grassi, la ridotta attività della termogenesi è stata associata all’obesità. Gli studi fino ad oggi hanno costantemente riportato una DIT maggiore dopo il consumo di grassi insaturi rispetto ai grassi saturi. Nello studio di Lopes et al. (Eur J Clin Nutr. 2024 Apr;78(4):335-343. doi: 10.1038/s41430-024-01401-3), gli autori hanno valutato gli effetti di una dieta ricca di acidi grassi polinsaturi (PUFA) e monoinsaturi (MUFA) sul dispendio energetico a riposo (REE), sull’ossidazione dei substrati e sulla perdita di peso in donne obese. È stato condotto uno studio clinico randomizzato, controllato, in singolo cieco, a gruppi paralleli per 60 giorni. I partecipanti (n = 32) sono stati divisi in tre gruppi: gruppo G1= dieta normo calorica ricca di PUFA (olio di pesce e di soia, 12% del dispendio energetico totale (TEE), 10% omega 6 e fino al 2% di omega 3); gruppo G2= dieta normo calorica ricca di MUFA (olio extra vergine di oliva, 15-20% TEE); gruppo G3= mantenimento della dieta abituale. Le diete sono state accuratamente costruite per essere uguali in calorie, proteine, carboidrati e fibre, ma diverse nel tipo di acido grasso dominante. Sono state valutate le variabili antropometriche e metaboliche (REE e ossidazione dei substrati mediante calorimetria indiretta). I risultati hanno evidenziato che il solo gruppo G2 ha ottenuto una diminuzione del peso corporeo (-1,92 ± 1,99 kg, P = 0,02), dell’indice di massa corporea (BMI) (-0,69 ± 0,70 kg/m2; P = 0,02), della circonferenza vita (-1,91 ± 1,82 cm; P = 0,02) e del grasso corporeo (-1,14 ± 1,53 kg; P = 0,04). In conclusione, in donne obese, una dieta ricca di MUFA riduce il peso corporeo, il BMI, il grasso corporeo e il girovita.