A livello globale, la percentuale di adulti di età pari o superiore a 65 anni è in aumento, e il numero di persone di età pari o superiore a 80 anni dovrebbe triplicare tra il 2020 e il 2025.
L’invecchiamento è associato ad una graduale perdita di massa muscolare, che può compromettere la funzionalità e la forza, influenzando la capacità degli anziani di svolgere le attività della vita quotidiana.
Le proteine sono macronutrienti essenziali, che forniscono aminoacidi e azoto, necessari per la crescita e il mantenimento dei tessuti, oltre a essere una fonte di energia.
Negli anziani, un basso apporto proteico è associato ad un rischio più elevato di sarcopenia, mentre un apporto elevato è associato ad una maggiore massa muscolare, a migliori prestazioni fisiche e a un rischio inferiore di mortalità per tutte le cause.
Problemi economici, uniti al declino della salute orale correlato all’età, possono contribuire ad un consumo ridotto di fonti alimentari ricche di proteine in età avanzata.
La ricerca osservazionale su coorti in soggetti anziani ha indicato che il consumo di uova può superare alcune di queste barriere segnalate, poiché le uova possono essere una fonte economica, accessibile e ricca di nutrienti essenziali. Infatti, le uova sono una ricca fonte di proteine e una buona fonte di nutrienti essenziali, come vitamine del gruppo B, folati, acidi grassi insaturi, vitamine liposolubili (E, D, A e K), colina e numerosi minerali e oligoelementi. Oltre ad essere comunemente considerate ricche di nutrienti, sono anche una fonte di colesterolo. Ciò, insieme a inconsistenze metodologiche significative nella ricerca epidemiologica sull’associazione tra consumo di uova e salute, ha portato ad un dibattito decennale sui rischi e sui benefici del consumo di uova.
La relazione tra consumo di uova e salute è stata ampiamente studiata, ma i risultati sono spesso contrastanti, rendendo difficile stabilire linee guida basate sull’evidenza, spesso portando a incongruenze tra le linee guida a livello internazionale. Mancano ricerche sull’associazione tra consumo di uova e mortalità negli anziani, con la maggior parte degli studi incentrati sulla mortalità per malattie cardiovascolari. I risultati rimangono vari e suggeriscono che, mentre un consumo moderato di uova potrebbe non influenzare significativamente il rischio cardiovascolare nella popolazione generale, un’assunzione maggiore potrebbe comportare rischi per gruppi specifici, come le donne in postmenopausa. Poiché le uova sono state identificate come una fonte chiave di proteine e nutrimento accessibili negli anziani, risulta importante esplorare gli ulteriormente i benefici e i rischi associati al consumo.
Nello studio di Wild et al. (Nutrients. 2025 Jan 17;17(2):323. doi: 10.3390/nu17020323), gli autori hanno indagato l’associazione tra il consumo di uova e mortalità in anziani residenti in comunità.
L’analisi ha utilizzato dati derivati dallo studio ASPREE (ASPirin in Reducing Events in the Elderly) e da uno dei suoi principali sotto studi, lo studio ASPREE Longitudinal Study of Older Persons (ALSOP). L’ASPREE è uno studio clinico randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, che mira a studiare l’impatto nell’assunzione dell’aspirina enterica da 100 mg al giorno sull’estensione di una vita sana in una popolazione totale di 19114 anziani, residenti in Australia (n = 16.703) e negli Stati Uniti (n = 2.411).
Il consumo di uova è stato valutato al terzo anno del ALSOP, come parte di un questionario alimentare auto-somministrato di 49 domande (FFQ, Food Frequency Questionnaire). Ai partecipanti è stato chiesto di esprimere le loro abitudini alimentari con la seguente domanda: “Con quale frequenza negli ultimi 12 mesi hai consumato uova? (alla coque, in camicia o fritte)”. Le risposte sono state riportate utilizzando una scala di frequenza che andava da: mai/raramente; una o due volte al mese; una o due volte alla settimana; spesso 3-6 volte alla settimana; ogni giorno o più volte al giorno. Queste categorie sono state combinate per rappresentare modelli di consumo regolare e per preservare la potenza statistica (numero adeguato di partecipanti in ciascuna categoria per ottenere risultati significativi) in ciascuna di queste categorie. La variabile di esposizione finale includeva tre categorie: consumo mai o poco frequente (“mai/raramente” fino a “una o due volte al mese”), consumo settimanale (“una o due volte alla settimana” fino a “3-6 volte alla settimana”) e consumo giornaliero (“ogni giorno o più volte al giorno”). Il tipo di uovo consumato non era specificato nel questionario dietetico, ma il consumo australiano di uova è principalmente costituito da uova di gallina.
I principali risultati di questo studio sono stati la mortalità per tutte le cause (morte per qualsiasi causa), mortalità per cancro e mortalità per CVD (Cardiovascular Disease).
Le covarianti, considerate sono state i fattori demografici e socioeconomici che includevano età, sesso (maschio o femmina), livello di istruzione (12 anni o meno e più di 12 anni). Lo stato di fumatore è stato segnalato come “mai”, “ex” o “attuale”. Per quanto riguarda il consumo di alcol, i partecipanti hanno indicato se consumavano alcol al momento (sì/no). Inoltre, hanno specificato il numero di drink standard consumati, con scelte che includevano 1, 2, 3, 4 o più di 4 drink, indicando il numero di giorni alla settimana in cui veniva assunto. L’attività fisica settimanale era auto-riportata (da rara a mai/da bassa a moderata/vigorosa). Lo stato di salute orale auto-riportato è stato definito come eccellente/molto buono, buono/discreto e scarso. I fattori biomedici sono stati valutati tramite misurazioni cliniche e informazioni auto-riportate. Questi fattori includevano circonferenza della vita, diabete di tipo 2, ipertensione e dislipidemia.
In questa analisi prospettica, la popolazione totale dello studio era composta da 8756 individui (età media 76,9 ± 5,5 anni, 54% donne), di cui il 2,6% consumava uova quotidianamente, il 73,2% consumava uova settimanalmente e il 24,2% consumava uova mai/raramente.
Nel periodo di follow-up mediano di 5,9 anni, sono stati documentati un totale di 1034 decessi per tutte le cause (11,8%).
Un rischio inferiore del 29% della mortalità per CVD (HR, hazard ratio, (95% CI): 0,71 [0,54-0,92]) e uno del 17% (HR (95% CI): 0,83 [0,71-0,96]) per la mortalità per tutte le cause sono stati osservati tra coloro che consumavano uova settimanalmente, rispetto a coloro che non ne consumavano mai/raramente; non è stata osservata alcuna associazione statisticamente significativa tra consumo settimanale e mortalità per cancro.
Al contrario, rispetto a coloro che non consumavano mai o raramente uova, il consumo giornaliero aveva probabilità di mortalità leggermente più elevate, sebbene questi risultati non abbiano raggiunto la significatività statistica.
Le linee guida dietetiche australiane (Australian Dietary Guideline) raccomandano per gli adulti di consumare fino a sette uova a settimana, una raccomandazione che si ritrova anche da parte dell’American Heart Association (AHA) per adulti normo colesterolemici, sebbene sia sconsigliata per quelli con dislipidemia. Linee guida simili sono osservate in Cina e Irlanda.
Tuttavia, molti paesi europei suggeriscono di limitare il consumo di uova a 3-4 a settimana. L’AHA supporta il consumo fino a due uova al giorno per gli anziani con livelli di colesterolo normali, considerando la loro densità nutrizionale e praticità.
I risultati indicano che consumare uova fino a sei volte a settimana può essere associato ad un rischio ridotto di mortalità per tutte le cause e CVD negli anziani e suggeriscono potenziali differenze legate all’età nel rischio di mortalità che possono essere importanti per le linee guida dietetiche.
In conclusione, il consumo di uova da 1 a 6 volte a settimana è stato associato ad un rischio inferiore di mortalità per tutte le cause e mortalità per CVD in adulti residenti in comunità di età pari o superiore a 70 anni. Questi risultati potrebbero essere importanti per lo sviluppo di linee guida basate sull’evidenza per il consumo di uova.