La malattia renale cronica (CKD, Chronic kidney disease) risulta essere un problema di salute pubblica, con una prevalenza di circa il 13% e con effetti significativi sulla morbilità e sulla mortalità. Il diabete mellito e l’ipertensione sono le principali cause della CKD. Alcuni studi sperimentali e osservazionali sull’uomo hanno suggerito che un elevato apporto proteico (HPI, high protein intake) possa aumentare il tasso di progressione della CKD e persino esserne la causa in persone sane.
La dose giornaliera raccomandata (RDA) per l’apporto proteico giornaliero è di 0,83 g/kg al giorno, quantità che soddisfa il fabbisogno proteico del 97-98% della popolazione.
Una dieta ad alto contenuto proteico (HPDs, High-protein diets) è definita dalla maggior parte delle linee guida come un consumo di proteine >1,5 g/kg al giorno (una percentuale > 15-16% dell’energia totale), o un apporto compreso tra 1,2 e 2,0 g/kg/giorno.
L’International Society of Sports Nutrition (ISSN) raccomanda: “un apporto proteico giornaliero complessivo compreso tra 1,4 e 2,0 g di proteine/kg di peso corporeo/giorno (g/kg/giorno) per costruire e mantenere la massa muscolare… per la maggior parte dei soggetti che si allenano”. Inoltre, l’ISSN afferma che “un apporto proteico più elevato (>3,0 g/kg/giorno) può avere effetti positivi sulla composizione corporea in soggetti che si allenano con sovraccarichi”. Questo tipo di diete sono anche raccomandate sui social media per una rapida perdita di peso, limitando la quantità di carboidrati, sostenendo che tra il 25-35% delle calorie consumate dovrebbe provenire da proteine e <45% da carboidrati. Atleti e bodybuilder in particolare sono spesso incoraggiati a seguire HPDs per ottimizzare il bilancio proteico muscolare, aumentare la massa corporea magra e migliorare le prestazioni. Le HPDs sono, quindi, molto diffuse, ma non si sono ancora studiate le loro conseguenze sulla salute renale, soprattutto tra gli atleti e i culturisti che solitamente mantengono un elevato apporto proteico per un lungo periodo di tempo.
Nello studio di de Lorenzo et al. (Sports Med. 2024 Oct;54(10):2481-2495. doi: 10.1007/s40279-024-02086-1), gli autori hanno svolto un revisione su questo argomento, analizzando articoli che avevano come soggetti atleti e, soprattutto, non atleti.
Nel valutare la funzionalità renale, il tasso di filtrazione glomerulare (GFR, Glomerular filtration rate) è considerato il miglior indice per valutare la funzionalità renale in condizioni di salute e malattia.
Poiché il GFR non può essere misurato facilmente nella pratica clinica, viene stimato tramite equazioni (eGFR, misurato in ml/min/1,73 m2). Un eGFR ha valori normali se compresi tra i 90-120 ml/min/1,73 m2. Quando il valore si abbassa, il rischio di un danno renale aumenta; un eGFR <60 ml/min/1,73 m2 per un tempo ≥3 mesi è uno dei criteri per la diagnosi di CKD.
Sono stati pubblicati molti lavori sull’effetto dell’assunzione di proteine sull’aumento del GFR, probabilmente come processo di adattamento fisiologico, suggerendo l’esistenza di una riserva di funzionalità renale.
L’effetto di una HPD sulla salute renale è stato studiato per la prima volta su modelli animali (arrivando in un caso a 10 g/kg su cani), evidenziando come un’elevata assunzione di proteine porta ad un’iperfiltrazione glomerulare (aumento assoluto del tasso di filtrazione glomerulare) è stata suggerita da un aumento della velocità di filtrazione glomerulare (GFR) dopo l’HPD.
Studi nel mondo dello sport e del fitness, compresi quelli dell’ISSN, hanno affermato che l’HPD, anche oltre i 3,0 g/kg/giorno, non ha effetti negativi su reni sani. Tuttavia, una serie di studi su atleti che si allenavano con sovraccarichi e che consumavano una HPD, aveva come obiettivo la valutazione dei cambiamenti nella composizione corporea, e non quella della sicurezza o degli esiti renali. Gli autori hanno comunque pubblicato costantemente affermazioni sulla sicurezza. Il primo di questi studi ha esaminato l’effetto di 3,4 g/kg/giorno sulla composizione corporea in 48 soggetti assegnati in modo casuale ad una HPD (3,4 g/kg/giorno) o ad una cosiddetta dieta proteica “normale” (2,3 g/kg/giorno), e seguiti per 6 settimane. Gli investigatori hanno concluso che l’HPD può conferire benefici nella composizione corporea e migliorare le prestazioni senza alcun effetto deleterio, dato che non sono state osservate modifiche nell’eGFR o nella creatinina.
La maggior parte degli studi pubblicati sull’effetto dell’assunzione proteica (PI) sulla funzionalità renale su atleti e individui sani si è concentrata sugli effetti a breve termine.
Al contrario, sono disponibili poche informazioni sull’effetto di una PI cronica, in particolare HPD. Inoltre, questi studi sono stati condotti da medici non nefrologi o esperti in nutrizione sportiva.
È noto che l’HPD induce un aumento del GFR presumibilmente come adattamento fisiologico, suggerendo una riserva di funzionalità renale, come già osservato. Questa riserva risulta diminuita o assente nei pazienti con CKD a causa del numero ridotto di nefroni. Nei soggetti con funzionalità renale normale, il mantenimento di questa situazione nel tempo è probabilmente insostenibile e può invece indurre un esaurimento di questa riserva, una caduta del GFR da iperfiltrazione a normale e, infine, ulteriori cali del GFR verso uno stato di CKD nel tempo.
I dati esistenti suggeriscono che l’iperfiltrazione glomerulare causata da HPDs induce un aumento iniziale acuto che può essere seguito da un declino successivo a lungo termine del GFR, portando a CKD, se l’utilizzo di HPDs è prolungata nel tempo, anche in individui senza malattie renali preesistenti. Inoltre, prove crescenti evidenziano l’associazione di HPI con una serie di complicazioni metaboliche che possono essere dannose per la funzionalità renale.
A causa della popolarità esponenziale delle HPDs tra atleti, culturisti, weekends warriors (così definiti quei soggetti che praticano un’attività solitamente faticosa a livello fisico solo nei fine settimana o part-time) e la popolazione generale che cerca di perdere peso, sono necessari ulteriori studi adeguatamente progettati per indagare e confermare i suoi effetti a lungo termine sulla funzionalità renale. Gli atleti che scelgono una HPD devono essere consapevoli dei potenziali rischi a lungo termine e dovrebbero informarsi con i loro medici, seguendo raccomandazioni individualizzate in base al loro stato di salute personale.
La CKD potrebbe non essere la destinazione finale per tutti, ma rappresentare una potenziale minaccia per alcuni.