La capacità di ritardare la gratificazione durante l’infanzia è stata collegata a risultati positivi nell’adolescenza ed età adulta. Qui prendiamo in esame un sotto campione di partecipanti provenienti da uno studio seminale longitudinale di autocontrollo per tutta durata della vita di un soggetto. Una delle ipotesi in campo è che a controllare il differimento della gratificazione sia la capacità di mantenere fuori dalla memoria di lavoro le informazioni inappropriate, in modo che non influenzino indebitamente il processo cognitivo. L’autocontrollo, prima studiato nei bambini all’età di 4 anni, è ora riesaminato 40 anni dopo, su un compito che richiede il controllo sul contenuto della memoria di lavoro. Il gruppo è stato suddiviso in due sottogruppi: i soggetti del primo avevano una storia di efficace autocontrollo, mentre quelli del secondo avevano mostrato un controllo di sé meno efficace. Sfruttando la risonanza magnetica funzionale (fMRI), nel corso di una serie di test i ricercatori hanno esaminato se i due sottogruppi si differenziassero per il funzionamento neurale durante lo svolgimento di un compito che richiedeva il controllo del contenuto della memoria di lavoro, con l’eliminazione di una serie di informazioni irrilevanti precedentemente fornite. Nello specifico ai soggetti venivano mostrate sei parole (tutte emotivamente neutre) solo tre delle quali andavano memorizzate; successivamente di fronte a una serie di altre parole dovevano decidere se appartenevano al gruppo delle parole da ricordare o no. La capacità di controllare gli impulsi è correlata a quella di mantenere fuori dalla memoria di lavoro le informazioni inappropriate e intrusive, così da non disperdere energia nell’attivazione di reti neurali che poco hanno a che fare con i compiti in cui si è impegnati.
Berman MG et al. Nature Communications 4, 2013 Article number: 1373