La demenza legata all’invecchiamento, inclusa la malattia di Alzheimer, rappresenta un problema sanitario significativo, con oltre 130 milioni di persone in tutto il mondo che si prevede soffriranno di questa condizione entro il 2050. Ritardare l’insorgenza della demenza di cinque anni comporterebbe una diminuzione della prevalenza del 41% entro il 2050. Pertanto, è fondamentale identificare quelli approcci che ritardino, rallentino o addirittura invertano il declino cognitivo associato all’età. È stato proposto che fattori modificabili dello stile di vita come l’attività fisica siano efficaci nell’alterare la traiettoria dell’invecchiamento della demenza. Una caratteristica chiave della demenza legata all’invecchiamento è il declino di domini specifici della funzione cognitiva, in particolare quelli legati all’apprendimento spaziale e alla memoria. L’ippocampo è una regione critica del cervello responsabile del consolidamento delle informazioni spaziali nei ricordi ed è particolarmente suscettibile all’età, con segnalazioni di diminuzione del volume dell’ippocampo e della connettività dipendenti dall’età. L’esercizio fisico è un promettente approccio non invasivo per migliorare i deficit cognitivi dell’ippocampo associati all’età. Nonostante il lavoro condotto su modelli animali adulti e anziani che ha dimostrato un miglioramento mediato dall’esercizio nella cognizione dipendente dall’ippocampo, mancano studi che esaminino la misura in cui l’esercizio fisico influenza la funzione dell’ippocampo negli esseri umani anziani. Nello studio di Blackmore et al. (Aging Dis. 2024 Jul 8. doi: 10.14336/AD.2024.0642), gli autori hanno confrontato l’effetto di tre diversi protocolli di allenamento della durata di sei mesi sulla cognizione dipendente dall’ippocampo in individui anziani sani. Sono stati selezionati un totale di 151 soggetti, con un età compresa tra i 65 e 85 anni, divisi in modo casuale in tre gruppi: gruppo di controllo (LIT, (low intensity training); gruppo che si è allenato ad intensità moderata (MIT, medium intensity training) e un gruppo che si è allenato ad alta intensità (HIIT, High intensity interval training). Sono state determinate tramite test da sforzo ad affaticamento volontario, la capacità aerobica (VO2peak) e la FC di picco, utilizzando la calorimetria indiretta e il monitoraggio cardiaco ECG a 12 derivazioni. Il test è stato condotto all’inizio e dopo 3 e 6 mesi ed è servito come base per il calcolo delle zone di intensità della FC per ciascun soggetto durante ciascuna sessione di allenamento. I soggetti si sono allenati tre volte a settimana sotto la costante supervisione di fisiologi qualificati per garantire che le frequenze cardiache target personalizzate fossero raggiunte e mantenute durante le sessioni di allenamento. Numerosi parametri sono stati registrati mensilmente per esaminare ciascun soggetto prima, durante e dopo il periodo di sei mesi. Test cognitivi sono stati condotti elettronicamente ogni mese durante il periodo di allenamento di 6 mesi e poi ogni 6 mesi durante il periodo di follow-up, che si è esteso fino a 60 mesi. I test comprendevano la funzione cognitiva, utilizzando la Cambridge Automated Neuropsychological Test Battery (CANTAB), compreso il test Paired Associates Learning (PAL), test utilizzato per la valutazione e l’individuazione precoce della malattia di Alzheimer; la memoria di lavoro, la memoria di lavoro visiva e il riconoscimento emotivo. Questi test erano autosomministrati utilizzando l’interfaccia touch screen di un tablet. I risultati venivano registrati automaticamente nell’applicazione per un successivo recupero. Sono state effettuate su un sottogruppo di soggetti scansioni cerebrali ad alta risoluzione per mezzo di una risonanza magnetica, prima dell’intervento (0 mesi), immediatamente dopo il completamento dell’intervento (6 mesi) e 6 mesi dopo (12 mesi). Le proprietà biochimiche del sangue sono state ottenute da campioni di sangue mensili raccolti immediatamente prima e dopo la sessione di allenamento. Tutti i gruppi hanno completato un riscaldamento di 10 min, seguito da una sessione di esercizi all’intensità stabilita con un periodo di defaticamento di 5 min alla fine di ciascuna sessione. Il LIT ha condotto sessioni di esercizi di 30 min che includevano 5-8 attività di stretching, equilibrio, ampiezza di movimento e rilassamento, in cui la FC era mantenuta al 45-55% della FCmax, per garantire un effetto cardiometabolico trascurabile. Le sessioni di esercizi del MIT comprendevano camminata continua su tapis roulant al 60-75% della FCmax della durata di 30 min. Ai partecipanti è stato richiesto di raggiungere la FC target alla fine del riscaldamento e di mantenerla per tutta la durata della sessione. Ciascuna sessione di allenamento per il gruppo HIIT è stata di 25 minuti in totale e comprendeva 4×4 min all’85-95% della FCmax, intervallati con periodi di recupero di 3 min al 60-70% della FCmax. I soggetti dovevano raggiungere la loro FC target entro i primi 2 min dell’intervallo e mantenerla fino alla fine dell’intervallo di 4 min. Nei gruppi MIT e HIIT, i soggetti erano liberi di modificare la velocità e/o l’inclinazione del tapis roulant per mantenere la frequenza cardiaca richiesta. Il tempo totale di allenamento per ciascuna sessione è stato quindi: LIT- 45 min, MIT – 45 min e HIIT- 40 min. I risultati hanno evidenziato che dopo sei mesi, solo il gruppo HIIT ha mostrato un miglioramento significativo nella funzione dell’ippocampo, misurata mediante il test PAL. La risonanza magnetica del gruppo HIIT ha mostrato l’annullamento della diminuzione volumetrica dipendente dall’età all’interno di diverse regioni corticali, incluso l’ippocampo, e una migliore connettività funzionale tra più reti neurali non osservata negli altri gruppi. I cambiamenti mediati dall’HIIT nei livelli circolanti del fattore neurotrofico derivato dal cervello (BDNF) e del cortisolo erano correlati al miglioramento della capacità cognitiva dipendente dall’ippocampo. Questi risultati dimostrano che l’HIIT migliora e prolunga significativamente la salute cognitiva ippocampo-dipendente in soggetti anziani. È importante sottolineare che il miglioramento è stato mantenuto per almeno cinque anni dopo la fine del periodo di allenamento. Questi miglioramenti non erano dovuti a differenze nello stile di vita o nell’attività fisica dopo il periodo di sei mesi (parametri misurati sia tramite questionario, Godin Leisure Time Physical Activity Questionnaire, che dai dati dell’accelerometria). Piuttosto, l’aumento e il mantenimento della funzione cognitiva migliorata nel gruppo HIIT sembra essere un risultato diretto dell’intervento HIIT di sei mesi. Il miglioramento sostenuto della funzione ippocampale in questa misura conferma che tali interventi legati all’esercizio fisico possono fornire una protezione significativa contro il declino cognitivo dell’ippocampo nella popolazione anziana.