Non è ancora noto se il riscaldamento (passivo o attivo) eseguito ad un’intensità basata sulle soglie di lattato possa migliorare la performance negli sprint ripetuti prolungati sia in condizioni ambientali neutre che calde. Per analizzare questo problema, sono stati reclutati 11 atleti di sesso maschile che hanno svolto tre prove consistenti in 80 minuti di sprint intermittenti sul cicloergometro, precedute da un riscaldamento attivo e uno passivo. Il riscaldamento attivo e la performance negli sprint intermittenti sono stati eseguiti in entrambe le condizioni ambientali, mentre il riscaldamento passivo è stato eseguito esclusivamente in condizioni ambientali di caldo. È stata anche valutata la prima performance di sprint. I risultati mostrano che non ci sono delle interazioni significative tra queste prove e il lavoro totale (J x kg(-1)), la diminuzione del lavoro e la diminuzione della potenza (rispettivamente, P = 0.10, P = 0.42, P = 0.10). Non sono state notate delle differenze significative tra le prove del primo sprint (P=0,22) il picco di potenza è stato significativamente più alto dopo un riscaldamento passivo rispetto ai dati ottenuti dopo un riscaldamento attivo (eseguiti entrambi in condizioni ambientali neutre) o in condizioni di caldo. I risultati suggeriscono che i maggiori benefici del riscaldamento nel primo sprint sono determinati dagli effetti correlati alla temperatura. Il riscaldamento attivo non compromette la performance di sprint intermittente prolungata nelle condizioni ambientali calde rispetto ad una temperatura neutra.
Yaicharoen P, Wallman K, Morton A, Bishop D, Grove RJ.
J Sports Sci. 2012