I protocolli di allenamento ad intervalli ad alta intensità (HIIT) sono caratterizzati dall’applicazione di esercizi eseguiti con il massimo sforzo, intervallati da brevi periodi di recupero (attivo o passivo). Una caratteristica fondamentale di questa metodologia è la durata totale relativamente breve, solitamente non superiore ai 20 minuti. Un’interessante strategia HIIT è l’applicazione di circuiti che combinano stimoli aerobici con esercizi contro resistenza, nota come allenamento contro resistenza ad alta intensità (HIRT, High-Intensity Resistance Training). Il vantaggio di questa modalità di allenamento è il potenziale miglioramento sia della forma cardiorespiratoria che della forza muscolare. Tra le diverse componenti dell’allenamento, il ruolo degli intervalli di recupero tra gli esercizi (e i circuiti) è particolarmente importante, poiché cicli adeguati ad alta intensità dipendono da un recupero adeguato; di conseguenza, è stato dimostrato che gli intervalli di recupero influenzano il modello di consumo di ossigeno (VO2), frequenza cardiaca (HR) e la produzione di lattato durante questa modalità di allenamento. Tuttavia, mancano ricerche che indaghino gli effetti dell’utilizzo di intervalli di recupero fissi rispetto a quelli auto selezionati tra gli esercizi sulla prestazione, sull’intensità relativa e sulla percezione affettiva durante questa modalità di allenamento. Nello studio di Fidalgo et al. (Int J Exerc Sci. 2023 Oct 1;16(4):1205-1215), gli autori hanno confrontato intervalli di recupero fissi con quelli auto selezionati durante delle sessioni HIRT sulle risposte cardiorespiratorie, sul numero di ripetizioni e sula percezione del gradimento in giovani uomini allenati. Sono stati selezionati sedici soggetti maschi allenati (27,1±3,9 anni; VO2max=56,6±7,5 mL/kg/min). Il circuito HIRT era composto dai seguenti esercizi: 1) Thruster; 2) Swing; 3) Unilateral Snatch; 4) Mountain Climber. Sono stati eseguiti quattro giri, in cui la durata per ogni esercizio era di 20 s ciascuno. I soggetti erano motivati verbalmente ad eseguire quante più ripetizioni possibili. Gli intervalli di recupero erano di 30 s (intervallo fisso) o auto selezionati. Sono stati valutati il consumo di ossigeno, la frequenza cardiaca, il numero di ripetizioni e il gradimento soggettivo (utilizzando il Physical Activity Enjoyment Scale, PACES; dieci minuti dopo ciascuna sessione HIRT, i soggetti hanno completato il questionario PACES per valutarne il gradimento). I risultati hanno evidenziato che la durata degli intervalli di recupero era più lunga nell’HIRT eseguito con intervalli fissi rispetto a quelli autoselezionati (14,04±5,82 s; p < 0,0001; ES = 3,2). Entrambe le sessioni hanno provocato una HRR (frequenza cardiaca di riserva) relativa (79,4±6,2% contro 81,6±4,2%; p = 0,14), VO2R (consumo di ossigeno di riserva) (43,0±12,2% contro 47,7±9,6%; p = 0,10) e un gradimento, ottenuto dai punteggi nel questionario PACES (107,9 ± 15,1 contro 109,2 ± 12,8; p = 0,65) simili. Il numero totale di ripetizioni (403,4±45,5 vs. 353,1±27,4; p < 0,01, ES = 1,3) e il dispendio calorico (154,4±28,6 kcal vs. 121,4±21,6 kcal; p < 0,001, ES = 0,13) erano maggiori nell'HIRT eseguiti con intervalli fissi. In conclusione, l'HIRT eseguito con il massimo sforzo e intervalli fissi (30 s) o autoselezionati (durata media 14 s) ha provocato un'intensità relativa da moderata ad alta (% HRR e% VO2) e una percezione del gradimento simili in uomini allenati. Tuttavia, il numero totale di ripetizioni (~12%) e il dispendio energetico complessivo (~21%) erano maggiori nei circuiti eseguiti con intervalli fissi rispetto a quelli autoselezionati.