Isteresi Tendinea E Stretching Statico

Stretching

Isteresi Tendinea E Stretching Statico

Diversi studi hanno dimostrato che lo stretching statico può compromettere la generazione di forza muscolare, della potenza e di conseguenza incidere negativamente sulle prestazioni atletiche. Tuttavia, altri studi hanno dimostrato che l’isteresi dei tendini nell’uomo diminuisce immediatamente dopo lo stretching statico. Teoricamente, l’isteresi del tendine rappresenta la quantità relativa di energia che non è stata riutilizzata durante la fase di accorciamento, rispetto all’energia elastica immagazzinata quella di allungamento (eccentrica). Tuttavia, nessuno studio ha esaminato i cambiamenti nell’isteresi durante il periodo di recupero dopo un protocollo di stretching statico. Studi precedenti hanno riportato che i cambiamenti nelle proprietà meccaniche del muscolo-tendine (ad esempio, momento passivo, proprietà del tendine e range di movimento articolare) persistevano per circa 30 min dopo stretching statico, mentre il sistema nervoso recuperava immediatamente dopo. Pertanto, anche l’isteresi del tendine potrebbe continuare a cambiare in una certa misura dopo l’allungamento. L’efficienza dell’esercizio è definita come il rapporto tra la potenza meccanica e il consumo di energia metabolica. Pertanto, una minor isteresi tendinea consentirebbe di riutilizzare una maggiore energia durante la fase di accorciamento, riducendo così il consumo stesso di energia, aumentando in questo modo l’efficienza. Si ritiene, infatti, che l’isteresi sia correlata all’efficienza dell’esercizio, sebbene nessuno studio abbia dimostrato sperimentalmente una loro relazione. Nello studio di Sasajima et al. (J Strength Cond Res. 2024 Jun 1;38(6):1041-1047. doi: 10.1519/JSC.0000000000004760), gli autori hanno valutato il cambiamento nell’isteresi tendinea durante un periodo di recupero dopo un protocollo di stretching statico e determinato se l’efficienza dell’esercizio fosse migliorata a causa di una sua eventuale diminuzione. Sono stati selezionati quindici uomini (età: 24,1±1,7 anni, altezza: 175,1±4,7 cm, massa: 70,7±9,1 kg, media±SD). I soggetti erano sedentari o moderatamente attivi, ma nessuno era stato coinvolto in alcun tipo di programma di esercizi contro resistenza per almeno un anno prima dello studio. I soggetti hanno visitato il laboratorio in cinque diverse occasioni. La prima visita prevedeva la familiarizzazione con gli apparati e le procedure di laboratorio. Successivamente, i soggetti hanno svolto i test nei quattro giorni successivi. Sono state eseguite le misurazioni dell’isteresi del tendine prima e dopo un protocollo di stretching statico e prima e dopo ma senza allungamento (controllo). Per le condizioni di stretching e controllo, le misurazioni dell’isteresi sono state eseguite prima, immediatamente, 15, 30, 45 e 60 minuti dopo. Inoltre, sono state svolte le misurazioni del consumo di ossigeno (VO2) del soggetto e dell’attività elettromiografica dei muscoli flessori plantari della caviglia (muscolo gastrocnemio mediale, gastrocnemio laterale e soleo) durante una prova di salti ripetuti sia nella condizione di stretching che di controllo. Sono stati calcolati i valori medi delle variabili misurate (EMG e VO2) ogni minuto durante i salti ripetuti. Per ciascun soggetto la sequenza delle quattro condizioni sperimentali era casuale. Per escludere gli effetti dei ritmi circadiani sulle variabili misurate, le misurazioni di cui sopra sono state eseguite approssimativamente alla stessa ora del giorno per ciascun soggetto. Per entrambe le condizioni, i soggetti, in posizione prona, hanno mantenuto una posizione completamente estese dell’articolazione del ginocchio. Per la condizione di stretching, il piede destro era saldamente legato alla pedana di un dinamometro. La pedana, che era legata alla pianta del piede del soggetto, è stata inclinata per generare una flessione dorsale della caviglia di 36° e mantenuta per un minuto, seguita da un minuto di rilassamento con un angolo della caviglia di 0°; questa procedura di stretching è stata ripetuta per quattro volte (4×1 min di stretching statico, recupero di 1 min). Ai soggetti è stato chiesto di rilassarsi completamente e di non offrire alcuna contrazione volontaria durante lo stretching. Per la condizione di controllo, i soggetti sono rimasti proni per sette minuti. L’esercizio utilizzato per valutarne l’efficienza è stato quello dei salti ripetuti, eseguito dopo 15 min il protocollo di stretching. L’efficienza è stata valutata misurando l’attività elettromiografica (EMG) e il VO2 (rapporto tra la potenza meccanica prodotta e il consumo di energia metabolica). I soggetti hanno eseguito salti ripetuti utilizzando solo l’articolazione della caviglia su Leg Press orizzontale. Il carico utilizzato era pari al 20% della massa corporea per ciascun soggetto. L’altezza di ogni salto era di 20 cm. Questi movimenti sono stati ripetuti senza interruzione per dieci minuti. I risultati hanno evidenziato che la riduzione data dallo stretching statico dell’isteresi del tendine, si è mantenuta fino a 60 min dalla fine del protocollo. Durante i salti ripetuti, non sono state riscontrate differenze negli elettromiogrammi dei muscoli flessori plantari o nel VO2 tra la condizione di stretching e di controllo. L’isteresi del tendine è teoricamente correlata all’efficienza dell’esercizio. Studi precedenti hanno dimostrato che l’isteresi del tendine diminuisce immediatamente dopo stretching statico. I risultati di questo studio hanno mostrato che la riduzione dell’isteresi tendinea si è mantenuta fino a 60 min dopo. Tuttavia, lo stretching statico non ha modificato l’efficienza durante l’esercizio di salti ripetuti per 10 min (come valutato mediante elettromiogrammi e VO2). È possibile che una diminuzione dell’isteresi del tendine a causa dello stretching statico possa aumentare l’efficienza dell’esercizio del ciclo di allungamento-accorciamento, ad esempio durante la corsa e azioni di salto.