Pre-Training E Prestazione Nello Sprint

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Pre-Training E Prestazione Nello Sprint

Il riscaldamento (warm up) è una parte importante della routine degli atleti sia durante le sessioni di allenamento che durante le gare, con l’obiettivo di fornire adeguate condizioni biomeccaniche e fisiologiche che possano influenzare le prestazioni della successiva attività principale. Pertanto, indagini precedenti hanno cercato di determinare le migliori strategie di riscaldamento in vari sport per promuovere livelli più elevati di produzione di forza, diminuire il deficit di ossigeno, aumentare la temperatura corporea e indurre un miglioramento delle prestazioni post attivazione (PAPE, post-activation performance enhancement). In particolare, per promuovere il PAPE sono stati utilizzati vari tipi di attività di condizionamento, tra cui esercizi di forza tradizionali, esercizi con carico eccentrico, esercizi balistici e traino di slitte, con la possibilità di combinare questi esercizi in sequenze diverse. Tuttavia, alcune di queste attività richiedono l’uso di particolari attrezzature, rendendole quindi difficili da utilizzare in un ambiente competitivo. In questa prospettiva, l’tilizzo degli esercizi balistici può essere considerato una valida alternativa senza la necessità di attrezzature complementari, presentando quindi una maggiore applicabilità in contesti competitivi. Tra gli esercizi balistici più comunemente utilizzati ci sono gli esercizi pliometrici e lo stretching dinamico. Non c’è consenso sulla migliore combinazione o sequenza di questi esercizi come strategia PAPE. Inoltre, anche altri moderatori, come la forza e i livelli di potenza del soggetto, possono influenzare gli effetti del PAPE. Nello studio di Silva et al. (Biol Sport. 2024 Mar;41(2):13-18. doi: 10.5114/biolsport.2024), gli autori hanno valutato gli effetti in acuto dell’ordine della sequenza tra Drop Jump (DJ) e Stretching Dinamico (DS) sulle prestazioni di sprint in atleti e indagato le relazioni tra il miglioramento delle prestazioni post-attivazione (PAPE) e la potenza degli arti inferiori. Il campione selezionato era composto da tredici soggetti (19±2 anni; 177±7 cm; 71,7±5,6 kg), atleti agonistici maschi nello sprint (n=6, 100 e 200 metri piani) e nel salto (n=7, salto triplo e lungo), che hanno partecipato a campionati under 20 e per adulti. È stato utilizzato un protocollo crossover randomizzato. I soggetti hanno visitato la pista di atletica in cinque diverse occasioni: due sessioni di familiarizzazione e tre sessioni sperimentali, quest’ultime a distanza di 72 ore l’una dall’altra, consentendo così un adeguato periodo di recupero. Nella prima sessione di familiarizzazione, i soggetti hanno eseguito le valutazioni nel salto con contro movimento (CMJ), come misura della potenza degli arti inferiori, oltre ai protocolli di riscaldamento e ai test da eseguire. Nella seconda sessione di familiarizzazione è stata determinata l’altezza ottimale per il Drop Jump e le procedure della prima sessione sono stati ripetute, per minimizzare gli effetti di apprendimento nelle successive sessioni sperimentali. In quest’ultime, i soggetti sono stati assegnati in modo casuale, a tre condizioni di riscaldamento: Stretching dinamico+Drop Jump (DS+DJ), Drop Jump+Stretching dinamico (DJ+DS) e Controllo (C). Per i protocolli di DS e DJ, i soggetti hanno eseguito due esercizi di DS (oscillazioni verticali e laterali degli arti inferiori), 1 serie da 15 ripetizioni per ciascuna arto, aumentando progressivamente la velocità fino alla decima ripetizione e mantenendo la massima ampiezza e velocità fino all’ultima ripetizione. Gli atleti hanno eseguito tre DJ, con l’altezza ottimale precedentemente determinata nella sessione di familiarizzazione. Durante il DJ, ai soggetti è stato chiesto di tenere le mani sulla vita ed eseguire i salti il più velocemente e in alto possibile. In tutte le condizioni, gli atleti hanno completato un riscaldamento standardizzato di 5 minuti che consisteva in: 2 minuti×500 m di corsa lenta su pista, 4 esercizi di tecnica di corsa su 20 m con 20 s di recupero attivo camminando (per un totale di 2:30 min); e un’accelerazione massima di 5 m. I soggetti hanno eseguito due sprint di 40 m su pista, uno due min dopo il riscaldamento standardizzato che è servito come base e un altro dopo i protocolli di potenziamento o la condizione di controllo. Per la misura dei tempi intermedi durante lo sprint, sono stati posizionati sei coni a 5, 10, 15, 20, 30 e 40 m. Per l’analisi dei dati, si sono utilizzato le velocità medie registrate nello sprint di 40 m, e da 0 a 20 m (ovvero fase di accelerazione) e da 20 a 40 m (ovvero fase di accelerazione finale). Non vi è stato alcun effetto di alcun fattore sulla prestazione dello sprint di 40 metri. Le prestazioni a 20-40 m erano migliorate dopo la condizione DS+DJ rispetto al basale (8,79±0,43 contro 8,91±0,35 m/s; p=0,015). Tuttavia, l’accelerazione iniziale era peggiorata nella condizione DJ+DS rispetto al basale (6,26±0,25 contro 6,22±0,26 m/s; p=0,002). È stata riscontrata una correlazione negativa tra l’altezza nel CMJ e il miglioramento dell’accelerazione finale (r = -0,741; p = 0,004). In conclusione, l’utilizzo della combinazione DS con DJ, indipendentemente dalla sequenza utilizzata, non ha migliorato la prestazione complessiva nello sprint dei 40 metri. La sequenza DS+DJ ha migliorato le prestazioni nella fase di accelerazione finale (20-40 m). Gli atleti con livelli più bassi di potenza degli arti inferiori possono trarre maggiori benefici da questa procedura. Quando lo DS è preceduto dal DJ si è notato un peggioramento nell’accelerazione iniziale.