L’attività fisica stimola la produzione di serotonina, che a sua volta aumenta l’efficienza muscolare. Ma se i livelli di questo neurotrasmettitore superano una certa soglia, la sua azione diventa inibitoria e può arrivare addirittura a bloccare l’attività muscolare.
E’ una sovrapproduzione di serotonina che durante uno sforzo fisico protratto fa scattare a livello cerebrale la sensazione di fatica insostenibile.
Da decenni è noto che la sensazione di fatica e il calo di potenza muscolare che accompagnano uno sforzo fisico di lunga durata non sono dovuti solo al progressivo esaurimento delle scorte di glicogeno, un polisaccaride che fornisce energia all’organismo, ma anche a un fenomeno indicato con il nome di “fatica centrale” e che coinvolge il sistema nervoso centrale. Caratterizzata da una ridotta capacità di contrarre le fibre muscolari durante l’attività motoria, la fatica centrale dipende dall’incapacità dei neuroni motori di attivare adeguatamente le strutture muscolari.
L’attività fisica tende ad aumentare i livelli di serotonina presenti in tutte le strutture cerebrali, fra le vie rafe-spinali che, partendo dal tronco encefalico, vanno a stimolare i neuroni motori, i quali ? sensibili alla serotonina – rispondono con maggiore efficienza. Tuttavia, quando la produzione di serotonina diventa particolarmente elevata, una quota sempre più consistente del neurotrasmettitore non viene intercettata dai recettori sulle sinapsi dei neuroni motori, ma si diffonde fino a raggiungere il segmento iniziale dell’assone, dove si lega ad altri recettori che hanno un’azione inibitoria sulla generazione di potenziali d’azione. In questo modo, gli impulsi che raggiungono le innervazioni muscolari diventano meno frequenti e meno efficaci.
Università di Copenaghen e Università di Oxford, “Proceedings of the National Academy of Sciences”. Florence Cotel, Jean-François Perrier