Ridurre il peso corporeo per migliorare la salute metabolica e le comorbilità correlate è un obiettivo primario nel trattamento dell’obesità.
Tuttavia, mantenere la perdita di peso è una sfida considerevole, soprattutto perché il corpo sembra conservare una memoria obesogena che difende dalle variazioni del peso corporeo.
Superare questa barriera per il successo del trattamento a lungo termine è difficile perché i meccanismi molecolari alla base di questo fenomeno rimangono in gran parte sconosciuti.
Nello studio di Hinte et al. (Nature. 2024 Nov 18. doi: 10.1038/s41586-024-08165-7), gli autori, utilizzando il sequenziamento dell’RNA a singolo nucleo, hanno mostrato che sia il tessuto adiposo umano che quelli dei topi mantengono cambiamenti trascrizionali cellulari dopo una perdita di peso apprezzabile.
Inoltre, si sono trovate alterazioni persistenti indotte dall’obesità nell’epigenoma degli adipociti dei topi che hanno influenzato negativamente la loro funzione e la risposta agli stimoli metabolici.
I topi che avevano questa memoria obesogena mostravano un accelerato aumento di peso di rimbalzo e la memoria epigenetica poteva spiegare la futura deregolamentazione trascrizionale negli adipociti in risposta a diete ulteriori ad alto contenuto di grassi.
A causa delle limitazioni nell’analisi epigenetica del tessuto adiposo umano congelato, il gruppo di ricerca non è stato in grado di dimostrare una relazione causale diretta nell’uomo.
In sintesi, i dati indicano l’esistenza di una memoria obesogena, in gran parte basata su cambiamenti epigenetici stabili, negli adipociti dei topi e probabilmente in altri tipi di cellule.
Questi cambiamenti sembrano preparare le cellule a risposte patologiche in un ambiente obesogeno, contribuendo al problematico effetto “yo-yo” spesso osservato con la dieta.
Prendere di mira questi cambiamenti in futuro potrebbe migliorare la gestione del peso a lungo termine e i risultati sulla salute.